Monti Mario, come Attila… salvatore della patria (sua)… ed intanto diluvia! – Studio economico e finanziario di Antonio Pantano

DILUVIA! GOVERNO MONTI !
di Antonio Pantano (valori giuridici e monetari)

In continuazione dell’articolo: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2011/11/20/italiani-dopo-aver-letto-questo-articolo-rispondete-a-questa-domanda-affidereste-i-vostri-risparmi-a-mario-monti/

21 = Il 3 gennaio 2012 Mr. Monti (“Mario, the year’s man” per la “grande finanza” globalista), nella qualità di ministro dell’economia e presidente del consiglio dei ministri della Repubblica Italiana – silenzio assoluto della stampa mondiale e connivenza silente di quella italiana! – decretò ed attuò l’uscita dalle casse del Tesoro italiano di 2.567 milioni di euro liquidi e contanti, per farle fagocitare in quelle della banca d’affari statunitense (registrata nel Delaware, stato conveniente e paradiso fiscale, ma operante a New York) Morgan Stanley Corporation. Si tratterebbe di “soli” due miliardi e mezzo di euro e più. Cinquantesimo (2,5%!) di ciò che – forse, dopo pressanti e vessatorie garanzie imposte a costo di sangue – verrà corrisposto dalla Banca Centrale Europea alla Repubblica di Grecia, per sperare o fingere di salvare questa dal “default”, il “fallimento finanziario” di quello Stato, che, altrimenti, per vantato e conclamato debito finanziario organizzato da anni anche per “suggerimenti” di una eminenza italiana del sistema bancario centrale europeo, diverrebbe “terra di preda, corsa e saccheggio” da parte della B.C.E. e delle banche private e pubbliche (ammesso che queste esistano e siano realmente tali!) che di essa sono “partecipanti”, cioè : padrone.

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22 = Silenzio tombale della stampa italiana per un mese intero.
Finché 21 scarne, ed incomplete nei dati, righe, sfornate da Orazio Carabini sul settimanale “l’Espresso” (di proprietà di Carlo De Benedetti, bankiere e finanziere svizzero, in eterna “libera uscita”) del 3 febbraio 2012 hanno rivelato il fatto, desunto da formale comunicazione periodica della suddetta banca statunitense alla S.E.C. ( Securities and Exchange Commission, Agenzia Federale ufficiale del governo U.S.A.). Carabini sostiene di aver chiesto chiarimenti sul senso dell’operazione, sulla natura del debito e la di essa “posizione in derivati”, al Tesoro italiano ed alla Morgan Stanley, senza ricevere risposta. Il giornalista avrebbe poi raccolto voci “da fonti di mercato” circa una “triangolazione” (assai curiosa, della quale non si comprende lo spirito, non essendovi partecipazione contrattuale di terzo contraente!) che ha visto la Banca IMI (del gruppo Intesa Sanpaolo, capitanato da Corrado Passera, fresco ministro per le politiche economiche nel governo Monti) subentrare (senza spiegare la ragione ed il ruolo!) a Morgan Stanley “consentendo agli americani di “alleggerirsi” rispetto alla Repubblica Italiana”, come riportato da Carabini, il quale chiuse la notizia lamentando: “l’episodio riapre la questione della trasparenza delle operazioni in derivati che sono gestite dal Tesoro nella più totale opacità: nessuno sa a quanto ammontano e una volta all’anno (agli uffici di statistica) il guadagno o la perdita complessivamente registrata su quel tipo di operazioni. Infine c’è un problema di immagine per quello che è spesso chiamato il “governo dei banchieri”: dare 2,567 miliardi a Morgan Stanley mentre si stangano i pensionati e si stanziano 50 milioni per la social card non suona bene.”.

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23 = Il silenzio è stato squarciato il 6 febbraio 2012 da un più ampio comunicato dell’ex parlamentare europeo Roberto Fiore, leader del partito “Forza Nuova”, che ha rammentato e chiarito: “6 miliardi e 268 milioni erano stati prestati in derivati (fondi altamente tossici) all’Italia alcuni anni fa ed invece di attendere il consueto pagamento annuale di interessi, la Morgan Stanley, preso atto del downgrading dell’economia italiana da parte dell’agenzia di rating Standard and Poor’s pochi giorni prima, ha deciso di richiedere l’immediato pagamento del debito”. Fiore ha poi aggiunto: “Quindi nelle prime ore del 2012 l’appena insediato Monti ha decretato il pagamento immediato alla Morgan Stanley annullando la parte rimanente del debito con un passaggio dello stesso debito a Banca Intesa di 3,381 miliardi di debito rimanente.”. Oltre la logica deduzione che Morgan Stanley ha ottenuto anzitempo rimborso di un credito prestato finanziariamente molto tempo prima (che, in tempi di difficoltà di disponibilità di liquidi, nessun cittadino normale italiano riesce ad ottenere dallo Stato), Fiore ha, a ragione, incalzato: “…per ciò che ormai sappiamo dei derivati, avrebbe dovuto effettivamente portare non al pagamento del debito, ma all’emissione di mandati di cattura per truffa ed altri reati nei confronti dei gaglioffi finanzieri. Inoltre Banca Intesa può mettere a bilancio l’entrata di 3,381 miliardi di euro come patrimonio in positivo. Ciò avrà fatto sicuramente piacere a Passera, Presidente di Banca Intesa e Ministro, secondo per importanza solo a Monti, nello specchiato governo in carica. Ma sicuramente – ha proseguito Fiore – farà piacere anche al Vicepresidente di Morgan Stanley e cioè Giovanni Monti che, guarda un po’, è proprio il figlio del nostro Presidente del Consiglio.”. Con legittima proprietà di linguaggio Fiore ha concluso il lungo comunicato: “Con il Governo Monti la finanza internazionale ha le mani nelle tasche dello Sato Italiano o meglio, per dirla all’inglese, ha “direct rule” (potere diretto) sull’economia italiana. Monti e Passera continuano nel loro ruolo a fare gli interessi di quelle bande di criminali che sono le istituzioni finanziarie che servono da decenni e come volgari vecchi democristiani decidono come regalare miliardi di euro ai loro compari: tutto in casa, magari tra padre e figlio, o con i loro colleghi di Gabinetto.”.
Fiore ha trascurato di denunziare che l’entrata di 3,381 miliardi di euro, oltre il “patrimonio in positivo”, rappresenta plusvalenza da tassarsi doppiamente, giacché con l’operazione si è creato un valore da assoggettarsi ad IVA (e non si venga a sostenere che il commercio di denaro nella fattispecie di merce è esente da IVA! e se ciò lo concede qualche legge fiscale “compiacente”, s’ha da rimarcare che tale legge è certamente “di favore” ed anticostituzionale, discriminando tutti gli altri cittadini e le loro attività produttive o commerciali, poste in disparità verso le aziende bancarie!), oltre l’oggetto dell’operazione, che dovrebbe subire tassazione della massima aliquota, con immediata ritenuta alla fonte, alla stregua di ciò che si impone ad un professionista, per esempio.

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24 = Va sopratutto rimarcato che, per il coacervo di leggi “democraticamente” assemblate in decenni dai parlamenti italiani, servi e supini al potere usuraio monopolizzato dalle banche (“I politici sono camerieri dei banchieri”, ammonì dal 1935 Ezra Pound, che di regimi “democratici” se ne intendeva!), nella Repubblica Italiana le aziende bancarie NON emettono fatture e documenti fiscali verso i clienti per ogni somma a questi addebitata sugli interessi sia di conto che per mutui, sulle spese d’ogni ordine e per ogni servizio, come, invece, fa ogni corretta azienda che da noi – veramente, e senza sopraffazioni – opera e produce!
Questo comportamento, rappresentante privilegio unico e sicuramente incostituzionale, non solo discrimina e pone in svantaggio tutto il restante sistema economico e produttivo italiano, ma agevola le aziende bancarie nella totale elusione fiscale e nella evasione dei minimi obblighi verso i cittadini e lo Stato, così che queste aziende, a partire dalla Banca d’Italia, redigono “in proprio” le relazioni periodiche esaltanti le loro attività, insieme con i bilanci. Bilanci che paiono ridicoli al confronto con quelli di qualsiasi media o piccola azienda di produzione, costretta questa, invece, in “obblighi di osservanza negli imposti (e cervellotici) parametri di settore”, anche nella evenienza di esercizio in pareggio di bilancio o in perdita.
Da ciò discende che le aziende bancarie traggono beneficio ingiusto dalle loro non caritatevoli attività, e lucrano abbondantemente in regime di “tranquillo e saldo monopolio”, con inusuale vantaggio rispetto ad ogni altra attività economica. E del lucro abnorme lucrano ancor più, protette da norme di favore ed agevolative del settore, tanto che ostentano spocchiosa presenza sul territorio con proliferazione di inutili sportelli, assai più numerosi delle farmacie e degli spacci di generi alimentari.
Conferma della “dominante”, ma millantata, priorità su tutto il sistema produttivo nazionale, è data proprio dai giornalisti dei notiziari radio e televisivi, pedissequamente seguiti dagli altrettanto servili colleghi della carta stampata, che indicano costantemente tutte le aziende bancarie come fossero “istituti”, mentendo sul piano lessicale e grammaticale, poiché “istituti” sono solo gli organismi dello Stato (magistratura, esercito, carabinieri, università e scuole, ecc.).

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25 = L’agenzia giornalistica romana OPI – Osservatore Politico Internazionale – tre giorni dopo la denuncia di Roberto Fiore, il 9 febbraio 2012, ha pubblicizzato la interrogazione (5-06124) presentata alla Camera dai deputati Mancuso, Girlanda, De Luca, Bocciardo e Barani, del “Partito delle Libertà”, al Ministro dell’Economia con la quale ha fatto“presente che molte piccole e medie imprese italiane si trovano in serie difficoltà a causa dei ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione e che il momento di contingente crisi economico finanziaria suggerisce una seria realizzazione dei criteri di gestione del debito della pubblica amministrazione, locale o governativa. Ma, sopratutto, avendo constatato la mancanza di trasparenza nella gestioni in derivati del Governo italiano e, di conseguenza, non si conosce l’ammontare esatto dell’esposizione e una volta l’anno viene comunicato agli uffici di statistica il guadagno o la perdita complessivamente registrata su questo tipo di operazioni, si sollecita il Governo di chiarire le motivazioni per cui si è deciso di pagare parte del proprio debito con la banca d’affari newyorkese e di istituire una nuova strategia comunicativa delle proprie operazioni in derivati, all’insegna della chiarezza e della trasparenza”. Gli stessi parlamentari hanno sottolineato che quanto zelantemente elargito dal ministro Monti, anche capo del governo italiano, corrisponde a circa un decimo della manovra “Salva Italia”.

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26 = La stessa agenzia OPI ha anche dato notizia della interrogazione (4-06809) proposta dal senatore del partito “Italia dei Valori”, Elio Lannutti, a Mario Monti, Presidente del consiglio dei ministri e Ministro dell’economia e delle finanze, con la quale lo si informava che “secondo la rivista “International Financing Rewiew”, il Tesoro italiano ha in portafoglio strumenti derivati per un ammontare di 30 miliardi di euro e che si tratta in particolare dei cross currency swap e degli interest rate swap, utilizzati largamente dagli enti pubblici, dunque l’Italia è uno dei maggiori investitori sovrani in tali controverse attività finanziarie e tutti i Governi succedutisi nel tempo si sono sempre rifiutati di dire da dove vengono questi derivati e quanti si annidano nello stock del debito pubblico. Questa scarsa trasparenza getta un’ombra circa la composizione del debito stesso e, in ultima analisi, sulla sua sostenibilità, alla luce dell’attacco speculativo di cui l’Italia è bersaglio da mesi.” L’OPI ha, in particolare, aggiunto che nella interrogazione “l’articolo segnala il caso di Morgan Stanley, che ha ridotto la propria esposizione in credit default swaps verso l’Italia di 3,4 miliardi di dollari. Ciò che non emerge dai risultati finanziari della banca – evidenzia l’interrogazione – sono le modalità con cui questa dismissione è avvenuta. Se lo swap fosse stato ristrutturato o ceduto ad un altro intermediario, il Tesoro potrebbe non aver pagato nulla. Se invece il contratto è stato chiuso, e molti pensano sia andata così, l’operazione potrebbe esserci costata circa 2 miliardi di dollari. Secondo la European Bank Authority, l’Italia deve alle banche dell’area euro circa 5,1 miliardi di euro in contratti swap, ovvero al netto di quelle statunitensi, svizzere e inglesi. Se tali investitori decidessero di chiudere le rispettive posizioni, peraltro sempre più costose da mantenere in virtù del nuovo regime normativo, il salasso per le italiche finanze potrebbe rivelarsi astronomico.”.
OPI riferisce che “Linkiesta”, giornale economico on-line, ha ripreso l’articolo “cercando di ricostruire la genesi di questo fenomeno sulla base delle informazioni già in possesso. In sintesi, un anno fa il Wall Street Italia metteva in correlazione un articolo del “New York Times”, il quale denunciava che l’Italia avrebbe truccato i propri conti pubblici a partire dal 1996, con un altro del “Fatto quotidiano”, secondo cui gli interessi sul debito pagati dallo Stato si mantenevano costanti, nonostante i tassi di mercato fossero in discesa. Da sospettare l’ombra della finanza creativa dietro le operazioni del Tesoro. Sempre “Linkiesta”, citando fonti Eurostat, segnalava mesi fa che l’Italia ha fatto un ingente (ab)uso di strumenti finanziari nel periodo tra il 1998 e il 2008. Per la verità le speculazioni avevano preso avvio due anni prima, ma è stato sotto Tremonti che questa prassi ha conosciuto un netto incremento. Si parla in particolare di cross-currency swap swap e interest rate swap, ma anche cessioni di crediti in cartolarizzazioni. Fino al 2008 l ‘Italia ha guadagnato un ricavo di 8 miliardi, ma con l’avvio della crisi il trend deve essersi invertito, per quanto non esistano dati certi per mancanza di informazioni ufficiali. Ma la discrepanza tra tassi di mercato e interessi pagati segnalata dal “Fatto quotidiano” rappresenta una prova circostanziale che tali contratti sono ora in perdita, sebbene sia impossibile stabilire di quanto; il volume totale delle “scommesse” sulla bancarotta dell’Italia, sotto forma di CDS, ammonta a 8.611 contratti per un controvalore di 21 miliardi di euro. Segno che il mercato nutre serie preoccupazioni sulla capacità dell’Italia di tenere fede ai propri impegni.
Quel che chiede l’interrogazione è di sapere se al Governo risulti a quanto ammonta la reale entità dei titoli derivati in possesso del Tesoro e quali siano precisamente i relativi rischi per le finanze del Paese.”.

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27 = In realtà, il dettagliato dispaccio “DTCC”- “The Depository Trust & Clearing Corporation” leggibile anche per via telematica, che registra oltre 1000 enti ed organizzazioni statali impegnati a livello mondiale, alla data 14 febbraio 2012 indica “Repubblica Italiana – Governo” esposto per 8720 contratti di importo complessivo 22,197 miliardi di USD, mentre la “Repubblica Federale di Germania – Governo” – ha 4012 contratti di importo 19,269 miliardi di USD. Cioè : maggiori impegni per gli abili e virtuosi germanici con meno di metà numero di contratti rispetto alla più … pasticciona e disinvolta Repubblica Italiana.

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28 = Sempre la solitaria agenzia giornalistica romana OPI, il 9 febbraio 2012 ha anche riportato: “Quale è la reale esposizione italiana al rischio swap? Come potrebbe incidere sulla tenuta dei nostri conti pubblici? Quanti derivati possiede il Tesoro italiano nel suo portafoglio?” sono queste le domande che il vicepresidente del gruppo Idv alla Camera, Antonio Borghesi, rivolge al presidente del Consiglio e ministro dell’Economia Mario Monti, in un’interrogazione a risposta scritta. “Secondo alcuni articoli apparsi sulla stampa internazionale, il nostro Paese, dal 1996, avrebbe truccato i propri conti, utilizzando derivati grazie all’aiuto di Jp Morgan la questione è tutt’altro che irrilevante. In particolare, l’articolo apparso sul’autorevole rivista International Financing Review prende l’esempio di Morgan Stanley, che ha recentemente ridotto la sua esposizione in swap verso l’Italia di circa 3,4 miliardi di dollari. Se questo interest rate swap fosse stato ristrutturato e assegnato a un’altra banca, allora l’Italia non sarebbe stata particolarmente toccata dalla vicenda. Ma se lo swap fosse stato chiuso allora l’Italia avrebbe dovuto pagare almeno 2 miliardi di euro”si legge nell’interrogazione. “Secondo l’European Bank Authority, l’Italia è esposta per 5,1 miliardi di euro in swap verso le banche europee. Ciò significa che, se gli investitori decidessero di chiudere queste posizioni, più costose con il nuovo regime regolatorio, l’Italia si troverebbe d’improvviso a dover pagare svariati miliardi di euro. Chiediamo, dunque, al governo, di fare chiarezza sulla reale esposizione italiana ai rischi sopra-esposti”, conclude il vicepresidente IdV alla Camera, Antonio Borghesi.”

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29 = Ma, a fronte di questa avvilente situazione concreta, emergono le taciute attività di organizzazioni bancarie private con sede formale e reale oltre i nostri confini, ma con succursali (autorizzate da Banca d’Italia e l’organo di vigilanza bancaria delegato dallo Stato), operanti da noi, che vantano crediti verso la Repubblica Italiana. E il catapultato al potere di governo prof. Monti (con sospetto opportunismo e … saggia provvidenza, posto al riparo da ogni futuro “rilievo” mediante l’elargizione in apparenza inspiegabile, a priori, di laticlavio a vita, che, per consuetudine e norma etica,viene concesso ad uomini di chiara fama e prestigio che abbiano illustrato la Patria per non comuni meriti culturali), con eccesso di zelo profuso in assoluto silenzio nei giorni delle feste d’inizio 2012, e ad appena 40 giorni dal suo insediamento, ha soddisfatto anzi tempo (assai prima della scadenza contrattuale, e senza nemmeno tentare una transazione con un creditore, tra i tanti, certamente privilegiato e non incontrovertibile) un debito contratto da altri in epoca oscura ed imprecisata. Azione che il Monti, tecnico con “decantata” esperienza di docente di scienze economiche alla università Bocconi, avrebbe dovuto comunque intraprendere, nello stesso criterio e spirito che ha, poi o nel contempo, profuso nel modificare in pejus sia le sorti pensionistiche degli italiani sia altre provvidenze del così detto scassatissimo “stato sociale”, con tagli alla spesa, che, per contro, non sono stati tentati nemmeno alla lontana verso i “mercanti del denaro”. Mercanti ed affaristi monetari che nessun danno avrebbero subito se ridimensionati nelle loro pretese, sovente impinguate da corredi prepotenti ed illegittimi di interessi monetari usurai.

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30 = Va osservato che un governante degno di questo nome, specchiatamente onesto ed indifferente a qualunque potente (o prepotente) organizzazione monetaria reclamante crediti, propenso realmente ad operare negli interessi totali del Popolo italiano e dello Stato, prima di soddisfare ogni richiesta di rimborso, ha il dovere di pretendere di conoscere :
1 in dettaglio l’elenco dei debiti contratti dalla Repubblica Italiana verso, sia :
1.1 Stati esteri (e pretendere la verifica del trattato conseguente), sia verso
1.2 organizzazioni finanziarie e/o bancarie private, siano queste
1.2.1 estere o
1.2.2 italiane
e, nel contempo, dopo avere profondamente ed analiticamente verificata, e pubblicizzata in ogni modo,
2 la natura dei debiti ad oggi vigenti,
2.1 la data della contrazione degli impegni,
2.2 gli importi di ciascun impegno,
2.3 i nomi degli antichi contraenti/sottoscrittori del debito per conto della Repubblica Italiana,
2.4 la commissione promessa ed erogata agli intermediari (brokers) coinvolti nella operazione di sottoscrizione del debito
2.4.1 i nomi degli intermediari (brokers) coinvolti e/o sovrintendenti nella citata operazione,
2.4.2 il luogo e la modalità di corresponsione della commissione per la citata operazione,
e, in particolare,
3 per ciascun debito:
3.1 il nome dell’organismo bancario che sovrintese (anche per sola consulenza) alla formulazione del contratto del debito,
3.1.1 il ruolo e l’atteggiamento della Corte dei Conti per ciascun contratto,
3.1.2 il ruolo e l’atteggiamento della Banca d’Italia spa (che esercita la “tesoreria dello Stato”) nella sua veste di “organo di vigilanza”
3.2 la natura, in dettaglio, dei termini contrattuali con specifica inequivoca dei tassi di interesse a debito,
3.2.1 se riferiti a tassi vigenti in Italia,
3.2.2 se riferiti ad altri tassi,
3.2.3 se organizzati in altri termini, sotto forma di “contratti derivati” od altro [e, a questo proposito, chiarire la ragione di tale specie di contratti, essendo evidente la fallacità di questi, sotto il profilo, ormai conclamato ed accertato, della loro “tossicità”],
3.3 l’ufficio erogatore del denaro liquido o in titoli (e quali?) necessario per il ripianamento del debito verso il creditore (e, quindi, determinare e precisare se “agenzia dello Stato” o “tesoreria per conto dello Stato” od altri)
3.3.1 la commissione corrisposta agli intermediari (brokers) coinvolti nel ripianamento del debito,
3.3.1.2 i nomi degli intermediari (brokers) coinvolti e/o sovrintendenti nel ripianamento del debito,
3.3.1.1 il luogo e la modalità di corresponsione della commissione corrisposta agli intermediari,
4 i rapporti pregressi tra le organizzazioni bancarie vantanti titolo di creditrici verso la Repubblica Italiana e:
4.1 il presidente del consiglio dei ministri della Repubblica Italiana,
4.2 qualsiasi banchiere, o intermediario operante nel mondo della finanza, avente ruolo nel governo che ripiana il debito in oggetto,
4.3 qualsiasi componente il governo (con incarico di ministro o vice o sottosegretario) legato alla vicenda,
4.4 qualsiasi parente fino al decimo grado dei componenti il governo,
4.5 qualsiasi membro, presente e passato, del parlamento italiano
4.6 qualsiasi membro, presente e passato, del parlamento europeo,
5 lo stato patrimoniale, denunziato o presunto, noto in Italia ed oltre confine, precedente l’assunzione di incarico da parte di tutti coloro indicati almeno ai punti 4.1, 4.2, 4.3, 4.4,
6 curriculum vitae di ogni personaggio indicato al punto 5,
7 la giustificazione giuridica per ogni atto di debito sottoscritto dalla Repubblica Italiana,
7.1 la contestuale giustificazione giuridica per la sottoscrizione di debiti con organismi estranei ed esterni alla amministrazione della Repubblica Italiana,
8 la compatibilità della vigenza di debiti monetari tra la Repubblica Italiana e qualsiasi altra azienda bancaria e/o finanziaria operante sul suolo della Repubblica,
9 gli adempimenti fiscali TUTTI, verso la Repubblica Italiana, a carico delle aziende bancarie e finanziarie che – per debiti della Repubblica Italiana – abbiano ad introitare interessi su questi,
10 le attività idonee degli organi sovrintendenti alle attività di controllo contabile e fiscale dello Stato (Corte dei Conti, Agenzie delle entrate, Guardia di Finanza) svolte circa gli argomenti indicati nei nove punti – e relativi sub – sopra elencati.

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31 = In proposito, proprio la mattina di giovedì 16 febbraio 2012, nella rituale cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti, il presidente Luigi Giampaolino, alla presenza del Presidente della Repubblica e delle massime cariche istituzionali (queste si, sono tali!) dello Stato, ha esordito : “Illegalità, corruzione e malaffare sono fenomeni ancora notevolmente presenti nel Paese le cui dimensioni sono di gran lunga superiori a quelle che vengono, faticosamente, alla luce.”. Reclamando la “mappatura” dei fenomeni di corruzione per “effettuare una ricognizione degli episodi più ricorrenti di gestione delle risorse”, la indicò come “inadeguata, perché inefficace, inefficiente, diseconomica.”. E Giampaolino, senza mostrarsi un “giamburrasca”, indicò tutti i comportamenti che recano “danno alle finanze pubbliche”: “la corruzione nell’ambito della attività sanitaria, lo smaltimento dei rifiuti, il “gravemente colposo utilizzo di strumenti derivati o prodotti finanziari simili”, “la costituzione e gestione di società a partecipazione pubblica e alla stipula di contratti pubblici di lavori, servizi e forniture. Inclusi anche gli errori nella gestione del servizio di riscossione dei tributi.” E la frustata in faccia al governo in carica fu implacabile con : “mentre grande attenzione è riservata alle proiezioni e alla stima degli effetti attesi dei principali provvedimenti, sono invece carenti le misure e le valutazioni ex post circa l’impatto che le politiche pubbliche esercitano sulla dinamica delle entrate e delle spese. ”. Concludendo, il presidente Giampaolino ha sottolineato: “Cosicché vi è una quasi totale mancanza di documenti e studi dedicati a verificare a posteriori se, quanto e come abbiano in realtà funzionato gli strumenti impiegati per migliorare il coordinamento della finanza pubblica e la qualità della spesa.”.
Frustata non solo alle incapacità indiscutibili di tutti i governi succedutisi in Italia negli ultimi 50 anni, ma palesemente anche alle pittoresche e colorate piroette fatte compiere alla Guardia di Finanza dal governo del prode economista Monti verso i controlli – sotto il tiro preorganizzato delle tivù di regime – su alcuni esercizi commerciali in qualche città italiana, mentre invece la Guardia avrebbe dovuto operare setacciando – sulla scia delle osservazioni di Giampaolino – proprio nei ministeri italiani, nelle sedi di governo di regioni, provincie e comuni, a verificare le irregolarità concretate da tutti i personaggi gestori la politica negli ultimi decenni, al fine di stroncare le validità dei falsi (gabbati per veri!) contratti, appalti, servizi e forniture, società a partecipazione pubblica, e degli impegni finanziari basati su “colposo utilizzo di strumenti derivati o prodotti finanziari simili”. Proprio quelli che, con sospettoso zelo, il 3 gennaio 2012 il massimo timoniere (applaudito al parlamento europeo da “affrancati ai sistemi bancari”, ma dileggiato da chi “conosce retroscena e documenti”) del governo italiano imposto dall’estero, si è affrettato a liquidare, attingendo alle casse del Tesoro italiano!

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32 = Ho il dovere di citare una delle tante mie fatiche, pubblicata in volume nel 2099 e, nel 2011, piratata dall’editore che, a mia insaputa, senza liquidarmi le spettanze contrattuali per diritti d’autore per la vendita della prima edizione esauritissima, ha pubblicato la seconda, deturpandola nella copertina e in alcune parti.
“EZRA POUND E LA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA” è volume, assai incalzante e documentato, di 176 in grande formato. Dopo aver ampiamente citato – pagg. 138-140 – la preziosa opera “La banca, la moneta e l’usura” di Bruno Tarquini, già Procuratore Generale della Corte d’Appello degli Abruzzi negli anni ’90 del XX secolo, a pagina 140 ho aperto un capitolo dal titolo “ Carlo Tassi, deputato onesto e leale” che riporto integralmente secondo la numerazione dei paragrafi seguita nel libro.
“ 285.6 In tanta schiuma indecorosa qualcuno si distinse. Lo cito non solo per l’amicizia che ebbi ricambiata, ma per il dovere di completare la verità negata. A pagina 3647 degli Atti Parlamentari della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana furono riportate due interrogazioni del 22 settembre 1992 del deputato Carlo Tassi.
285.6.1 La n. 4-05295 lamentò al governo italiano la vicenda della Banca Nazionale del Lavoro, sede di Atlanta, che elargì 4.500 miliardi di lire al regime irakeno di Saddam Hussein (questi, all’epoca, era – alla pari di tutti i governanti italiani – amico fedele degli S.U.A.) senza che nessuno “in alto loco” facesse finta di conoscere operazione ed implicazioni connesse. Il deputato Tassi chiese inchieste giudiziarie e tributarie, procedimenti penali ed indagini alla Corte dei conti. Ma il “servitor governo italico” … tacque, uso obbedir tacendo agli interessi anti italiani.
285.6.2 La n. 4-05296 denunziò al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro degli esteri, del commercio con l’estero, del bilancio e programmazione economica e per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno, del tesoro, delle finanze e di grazia e giustizia, per sapere chi “abbia indagato e sia venuto a conoscenza di chi o quali gruppi di pressione abbiano perseguito la indegna manovra speculativa sulla moneta italiana. Tale manovra per essere efficace ed efficiente deve essere stata fatta all’estero o dall’estero, ove il possesso di lire – specie in ingentissimi quantitativi, dell’ordine delle migliaia di miliardi – deve essere ed è noto o facilmente accertabile, se risulti che questi personaggi o gruppi, abbiano avuto o abbiano regia italiana, anche a mezzo di così dette fiduciarie o simili, perché in tal caso sarebbe grave e penalmente sanzionato il comportamento di quegli operatori italiani o cittadini italiani che avessero anche semplicemente collaborato o concorso al tracollo del valore internazionale della nostra moneta da sfiorare e impingere addirittura nelle norme che puniscono l’alto tradimento; se, in merito, siano in atto inchieste amministrative, indagini di polizia giudiziaria o finanziaria, procedimenti giudiziari, anche penali e se i fatti siano noti alla Procura generale presso la Corte dei conti al fine di accertare, perseguire e reprimere tutte le responsabilità contabili, sempre conseguenti abusi e omissioni anche dell’obbligo, addebitabili o addebitati a funzionarii pubblici siano essi di carriera ovvero onorari, come i ministri e i sottosegretari di stato, specie se muniti di delega specifica.” .
Silentium! Per contro, tutti i personaggi, autori delle vigliacche e deleterie operazioni, assursero agli alti scalini e scranni della democraticissima repubblica italiana. Carlo Tassi, alcuni anni dopo, “defunse” in un sospetto incidente automobilistico creato in autostrada: la sua vettura fu “costretta” ad uscire di carreggiata.
La Costituzione italiana sostiene esser la repubblica “fondata sul lavoro”! Ma quale? Quello dei malfattori “legalizzati”? Quelli che usando il potere, comunque raggiunto, ingannano “democraticamente” i cittadini.
Quelli che Ezra Pound combatté eternamente. ”
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33 = Monti ebbe anche lunga carriera universitaria, oltre quella di “leader” in potenti commissioni sovrannazionali, precluse a tutti, e strettamente riservate a “potenti legati al mondo della ricca finanza globale”. Ritenuto uomo di scienza, nel settembre 2011, pur se preconizzato al timone della navicella italiana, mostrò la sua sapienza nella trasmissione televisiva italiana “l’infedele” sulla rete La7 a proposito della Grecia e del suo destino, definendo quello Stato frutto fattivo della introduzione della moneta euro.
Lo stesso Monti è un predicatore della vigenza “del mercato” e del ruolo fondamentale nella regolazione dei rapporti umani.
Certamente il precoce Monti assurse alla scienza ed alla docenza saltando le prime classi elementari e, per la qualità di appartenente al ceto borghese e facoltoso, mai ebbe possibilità di accertare la vera natura del “mercato”, a partire dall’elemento storico che lo generò.
Con genitori verosimilmente spinti alla educazione perbenista solo formale, fu tolta la possibilità al nostro, da adolescente, di sperimentare uno dei cardini della sua predicazione scientifica. E per ciò mai si accostò ad un vero mercato, come quello che una volta la settimana si svolge in ogni centro abitato, e nel quale i produttori espongono, per vendere, le merci prodotte nel proprio fondo, o i capi di bestiame allevati nella stalla.
Il “mercato” è SOLO questo! E’ luogo nel quale converge il contadino con la sua brava vacca da vendere, per la quale pretende, per esempio, cento lire, appena arrivato di buonora al mattino. Sfilando gli avventori, il contadino si sentirà contro offrire valori inferiori alla pretesa, e non sarà portato a considerarne alcuno, essendosi prefisso di intascare le 100 lire progettate. Verso l’ora di chiusura, con l’appetito incipiente e la paziente vacca legata allo stazzo, il contadino inizia a veder sfumare la vendita dell’animale e l’incasso della somma sognata. L’offerta dell’ultimo avventore, pur non lontana dal valore di 100, ma inferiore, viene presa in considerazione e, prima che questo scompaia, l’avveduto contadino allunga la mano per suggellare il patto di vendita, stringendo quella corrispondente dello acquirente. La vacca cambia di proprietario, ed altrettanto avviene per 90 lire che si infilano nel portafogli del nostro … eroe.
Il “mercato” è solo luogo ove si compravendono merci, alimenti, oggetti.
Ma NON può essere luogo ove si comprano uomini o si noleggia la loro attività! Se ciò accadesse, oggi, nel ventunesimo secolo, si concreterebbe un pauroso salto indietro, mortale, delle conquiste sociali, al tempo della SCHIAVITU’ di esseri umani posti in commercio, che fino nel 19° secolo era vigente, persino presso la corte del pontefice cattolico della chiesa di Roma.
Ma il “professor Monti” è saldamente ancorato alle esigenze del “mercato del lavoro”! In linea e sintonìa con gli economisti liberisti che agiscono al soldo e servizio degli affaristi e dei sedicenti “imprenditori”, adusi a sfruttare l’umanità e l’uomo solo per profitto e lucro personale, ad ogni costo! Secondo le “regole del liberismo più sfrenato”, che si sottrae agli obblighi e vincoli moderni della socialità e del rispetto del proprio prossimo, ed alla morale eterna di centralità e sovranità dell’UOMO!
Monti è figura che, nel ruolo di governo dello Stato, deve far SOLO dominare le logiche del profitto e del bilancio “attivo” ad ogni costo!
Come ha dimostrato proprio il 3 gennaio 2012, malgrado, poi, a 43 giorni di distanza, il suo operato sia stato – sotto il profilo generale e pratico – censurato e condannato da Luigi Giampaolino, Presidente della Corte dei conti dello Stato nel quale il Monti ha precario ruolo – scaturito da cooptazione tra “potenti” e per volere di non chiare e palesi forze, e senza alcuna scelta e legittimazione del Popolo – di capo del governo nazionale.

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34 = In pratica, in 80 giorni di governo dell’Italia, Monti ha solo concretato “tagli”. Millantati dalla stampa a lui servile come utili e fondamentali, ma in effetti solo inutili e dannosi. Pur se tra questi galleggiano il taglio di 30 aerei supersonici militari che avrebbero ridotto la spesa verso l’estero, prevista in 150 miliardi di euro. Aerei moderni, ma inutili per la “difesa” della penisola, che comunque – si spera! – sarebbe garantita dalla appartenenza alla organizzazione militare della NATO. E, in effetti, l’apparato militare dello Stato italiano è ormai quasi inutile, incapace di intervenire in forze nemmeno durante le calamità naturali (le nevicate del febbraio 2012 su due terzi della penisola hanno confermato la modestia dell’apporto militare, limitato a qualche migliaio di unità). Utile, invece, a far da supporto logistico e sostanzioso – con inevitabili costi in vite umane – a discutibili interventi di “apporto di pace” (peacekiping) mediante costose e potenti armi in lontani paesi, ove la “pax americana” ha fetentissimo odore di mercato del petrolio, del gas, delle droghe, e di soggezione ad interessi di “signori del denaro”, ma mai di libertà vera dei popoli locali.
La “piroetta di taglio” sugli aerei militari supersonici moderni da acquistare a peso d’oro all’estero (mai che passasse per la testa ad un governante italiano di valorizzare, sul tema, le industrie nazionali, che vantano tradizioni centenarie e, come nel caso del recente missile conferente satelliti per trasmissioni e meteorologìa nello spazio, lanciato dalla Guyana francese, ma interamente realizzato a Colleferro, presso Roma!) ha scarso peso.
Alla pari della “rinuncia” alla organizzazione delle Olimpiadi a Roma nell’anno 2020, che ha momentaneamente “tagliato” le voraci ed insaziabili mire dei potenti clan affaristici detentrici il potere nella Capitale, ed anche nell’ambito del C.O.N.I. . Monti compenserà in futuro comunque i famelici affaristi e palazzinari, cementificatori e distruttori, padroni di Roma e dintorni, facendo operare in seguito il sistema bancario italiano ed estero per “alimentare” nuove attività cementizie, a Roma ed altrove, ma solo “guidate” e finanziate da “capaci/rapaci bankieri”.
Altra piroetta è quella relativa al falso problema dell’ici/imu a carico della Santa Sede. Questa gode di sovranità ed extra territorialità negli edifici che sono individuati dallo specifico concordato con l’Italia. Aree chiare!
Diverso è il rapporto con le organizzazioni della chiesa cattolica, che hanno possedimenti sul suolo della Repubblica Italiana con ruolo di privilegio, solo perché millantati per essere “religiosi”.
Sugli spazi limitati alle chiese ed ai luoghi di culto interpretazione corretta sia demandata alla Corte Costituzionale! Ma su tutti gli altri spazi, per esempio sulle abitazioni dei parroci, dei preti, delle monache, dei frati, identiche alle case ove vivono ed abitano gli altri cittadini, sarebbe disparità con questi non assoggettarle a medesime imposte. Un sacerdote esercita attività analoga a quella di un medico, una infermiera, un professionista, che pone la sua capacità e scienza al servizio degli altri. Così come i luoghi nei quali qualsiasi professionista, artigiano, artista, esercita attività, subiscono imposte fiscali! Medesima norma dovrebbe vigere per partiti politici e sindacati, che – purtroppo – godono di scandalosi privilegi, additati anche dal Presidente della Corte dei conti Luigi Giampaolino come vergognosi.
Mediante la compiacenza dei mezzi di comunicazione, il governo Monti tenta di esercitare pressione psicologica terroristica sui cittadini col pretesto di maggiori controlli per reprimere la evasione fiscale. Ho già accennato alla evasione fiscale integrale delle aziende bancarie, che, se eliminata, comporterebbe con certezza entrate al fisco sufficienti per non angariare altrimenti TUTTI i cittadini. Ma non taccio la evasione fiscale palese concretata dai gestori il potere, politici ed amministrativi, che godono di privilegi d’ufficio e personali esenti da imposte e tasse “per la qualità”. Mega esercito di tre-quattro centinaia di migliaia di soggetti che sfacciatamente ostentano le prerogative conseguenti al ruolo e, sovente, ne lucrano, noncuranti se i loro privilegi sono a danno e detrimento dei cittadini “sudditi”. E ciò oltre i compensi “inumani” che costoro hanno percepito e – malgrado i provvedimenti falsamente restrittivi preannunciati, con futurissima applicazione – continueranno a percepire, sia ufficialmente che mediante “sotterfugi” legittimati da norme adiacenti e … pratiche.
Quella che alcuni, con senso dell’umorismo, hanno definito “casta”, impunita ed indenne, continuerà a vegetare protetta da leggi compiacenti da essa stessa emanate “democraticamente”. Magari condita dalla farsa conclamata di “rinuncia” a qualche introito ufficiale, che viene compensato dalle “dotazioni d’ufficio” troppo spesso godibili senza controllo di organi appositi.
Infatti, la “perfetta” Costituzione delle Repubblica Italiana non ha una parola dedicata allo “OBBLIGO DI RENDICONTO” anche contabile, frequente e periodico,da parte di chi ha ruoli pubblici, verso TUTTI i cittadini!

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35 = Rinvìo il “secchione” Monti a ciò che gli dedicai al tempo della sua “assunzione” – intronizzazione al potere [vedasi “AFFIDERESTI IL TUO PORTAFOGLI A MARIO MONTI” diffuso il 23-29 novembre 2011]: studiare con attenzione la pagina di storia della Finanza (la maiuscola è d’obbligo, per differenziare ciò che oggi, ultimo il Monti, rappresenta la branca fondamentale degli introiti e delle spese dello Stato, malridotta a partire da Luigi Einaudi fino al chiacchierone ed incapace Tremonti) e del Ministero delle Finanze (che oggi lui dovrebbe … guidare! Ma dimostra di non saper condurre) al periodo tra il 30 settembre 1943 ed il 28 aprile 1945.
Certamente Monti sa della esistenza del prof. Domenico Pellegrini Giampietro! [E non gli raccomando di consultare la banale e mentitrice “wilipedia”, atta a creare somari ignoranti con le informazioni affastellate da maggiormente ignoranti propalatori di imbecillità e falsificazioni]. Anche se la sua “scuola”, per mano di uno dei soloni della “scienza economica” oggi vigenti in monopolio ad uso degli allocchi, in un testo di pretesa saggistica limitò la segnalazione al personaggio in questione a “Pellegrini, nome Giampietro, sottosegretario alle Finanze nell’ultimo governo Mussolini nel 1943”! Ignoranza crassa artatamente voluta, che gabba il secondo cognome per nome, al fine di sviare eventuali ricerche di approfondimento, con l’aggravante della censura sulle attività successive del professore Domenico Pellegrini Giampietro, nato a Brienza (Potenza) il 30 agosto 1899 e morto a Montevideo (Uruguay) il 18 giugno 1970.
Limito il rinvìo all’opera di Pellegrini Giampietro al periodo nel quale fu Ministro delle Finanze della prima Repubblica Italiana, chiamata “Sociale”, concretatasi su due terzi della penisola tra il 23 settembre 1943 ed il 28 aprile 1945. In questo ruolo Pellegrini, commissariando la Banca d’Italia ed accollando tutte le qualità ed attività di questa (vertenti sul servizio di “tesoreria dello Stato”) alla Repubblica, attinse alle enormi giacenze di liquidità monetaria dalla banca centrale custodite, insieme con la inerte ed improduttiva “riserva aurea”. Usò tutto per le esigenze dello Stato, rendendo attivo il bilancio per 20,9 miliardi di lire, pur avendo entrate ordinarie per soli 50,4 miliardi di lire e spese per 359,6 miliardi! [vedasi il § 11 del citato “AFFIDERESTI IL TUO PORTAFOGLIO A MARIO MONTI?”]. E, in tale gestione dello Stato, lo stipendio mensile del ministro, come di tutti i suoi colleghi di identico grado e ruolo, fu di 12.500 lire mensili, mentre un capitano dell’esercito aveva paga di 5.600 lire!

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36 = In tempo di carestìa, crisi e fame, qualsiasi essere vivente si rivolge ove gli alimenti sono disponibili.
Oggi, contro un criterio innaturale, gli elementi necessari per il sostentamento sono condizionati dal denaro. E, fin dalla antichità classica, la rarefazione del denaro portò al decadimento della vita dei popoli.
“Sistema di sopraffazione” concretato dai gestori/monopolizzatori del denaro, i quali riuscirono anche a falsare la storia, come nel caso dell’imperatore Lucius Domitius Enobarbus poi Nero Claudius Caesar Augustus Drusus Germanicus (vissuto per soli 30 anni e 6 mesi circa, tra l’anno 37 ed il 68 dell’era corrente), comunemente indicato “Nerone”, fustigatore della aristocrazia oligarchica romana e fermo riformatore del sistema monetario statale, adulterato questo nel tempo da mercanti “argentarii” di preponderante origine levantina. Nerone è ancora dannato nel nome dalla dicerìa volgare dei falsari di storia, cooptati poi dai propagandisti della religione che quattro secoli dopo si impossessò del potere di Roma per diffondersi ed imporsi in Europa, e che con faciloneria inventò miti per millantare persecuzioni storicamente mai accadute, al solo fine di suscitare compassione piagnucolosa presso le menti delle plebi semplici e suggestionabili.
La rarefazione monetaria comportò sia la nascita della Banca d’Inghilterra (1694) sia la preorganizzata crisi depressiva che sconvolse gli Stati Uniti d’America nel 1929 e i paesi a questi collegati, ma non l’Italia dell’epoca.
Crisi determinata da un manipolo di scaltri speculatori, monopolisti della moneta e di alcune materie prime fondamentali (energia ed alimenti), che si impossessarono dei latifondi americani, tolti ai pionieri e contadini che li avevano creati e bonificati, e crearono i monopolii industriali e mercantili, introducendo la rete vessatoria della grande distribuzione. Nelle controllatissime iniziative ebbe dominio anche la ricerca scientifica sotto la specie della produzione energetica mediante lo sfruttamento delle risorse dell’atomo, ma essenzialmente a scopo bellico, fin dal 1935. Con i risultati che conosciamo oggi, della proliferazione degli arsenali nucleari, causati anche dagli studi, assai ben remunerati, del fisico Enrico Fermi, trasferitosi in America per contratti sottoscritti nell’estate del 1938, ancor prima di essere designato per il premio Nobel, che gli fu conferito nel dicembre di quell’anno.

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37 = L’Italia non sarà salvata da Mr. Monti!
Riprova è nella attività sotterranea da questi svolta premurosamente il 3 gennaio 2012 con il conferimento, in torbida triangolazione, di denaro dei cittadini italiani ( e la “fiduciaria Banca d’Italia” non si è peritata di additare tale movimentazione di denaro con esportazione all’estero di un capitale ingentissimo!) ad una banca estera notoriamente non filantropica che si avvale di impegni per non chiari prestiti su contratti derivati poi condannati dal Presidente della Corte dei Conti della Repubblica Italiana. Monti, prima di operare, avrebbe dovuto sentire il dovere MORALE di verificare la bontà degli impegni in passato sottoscritti dai suoi predecessori! Ma ciò – che comporterebbe allontanamento dalla cosa pubblica per chiunque abbia senso di responsabilità – non è accaduto.

Proprio mentre nel quasi contempo il Presidente della Repubblica di Germania ha sentito il dovere di dimettersi dall’incarico, per permettere alla magistratura penale del suo paese di indagare sul modesto mutuo goduto in passato dalla sua famiglia, per l’importo di soli 500.000 euro. Cifretta che in Italia (o Italyland, in forza della dipendenza non solo militare, ma materialmente bancaria verso gli U.S.A.) gestisce in proprio, a proprio vantaggio, per “tangenti” correnti, alla luce del sole, allegramente, un consigliere comunale di un qualsiasi capoluogo di provincia.

Senza che un Mr. Monti abbia tempo ed ardire di indagare, per “tagliare” la dilagante mafia corruttiva istituzionalizzata che il Presidente Giampaolino ha additato, ma per la quale nessuno dei preposti “alla cosa pubblica” muove un dito per sradicare. Con la apostolica benedizione anche dei beneficati dalle esenzioni sulle imposte sulla casa, che i “sudditi italiani” devono supinamente subire.
In nome della “democrazia”. Che soddisfa gli usurai prima d’ogni altra attività, al primo giorno utile dell’anno di disgrazia 2012, “Monti Mario duce che non conduce, ma l’Italia mal riduce”.

DILUVIA! GOVERNO MONTI!

Antonio Pantano

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NOTA DI GIORGIO VITALI:
RITENIAMO NECESSARIO LEGGERE L’IMPORTANTE ARTICOLO DI ANTONIO PANTANO RELATIVO ALLA SITUAZIONE IN ATTO IN ITALYA. CI SEMBRA CHE QUESTO ARTICOLO ILLUSTRI CON DOVIZIA DI PARTICOLARI UNA REALTA’ INCONTROVERTIBILE DI ASSERVIMENTO TOTALE DEL PAESE AL POTERE FINANZIARIO INTERNAZIONALE, QUELLO STESSO POTERE CHE CI FECE LA GUERRA 1940-1945 PROPRIO PERCHè L’ITALIA DI ALLORA AVEVA CREATO QUEGLI ISTITUTI CHE AVREBBERO POTUTO CONTRASTARE, NELLA SOSTANZA, QUEL POTERE GLOBALISTA. ANTONIO PANTANO, INOLTRE, ILLUSTRA QUANTO FATTO DALLA R.S.I. e soprattutto da Pellegrini Giampietro, che con poche ma sostanziali iniziative portò l’economia monetaria a quello che avrebbe dovuto essere, allora come oggi: uno strumento al servizio delle esigenze del popolo.E’ QUANTO TUTTOGGI NOI AUSPICHIAMO, e non solo. E’ QUANTO NOI VOGLIAMO REALIZZARE. E’ IL COMPENDIO DELLA NOSTRA AZIONE POLITICA.
Giorgo Vitali

BREVE NOTA DI MAURIZIO BAROZZI
Soltanto Antonio Pantano, già autore di uno dei più importanti libri storico – politici dei nostri tempi: “Ezra Pound e la Repubblica Sociale Italiana”, un testo disseminato di intuizioni, tracce, indicazioni e assunti di enorme importanza storica, vere mine vaganti nella storiografia contemporanea e che, prima o poi gli storici dovranno pur trovare il coraggio di affrontare, poteva riassumere e sintetizzare con tale precisione e lungimiranza la situazione venutasi a creare con il colpo di stato dei banksters che hanno portato al governo Monti.
Da parte mia voglio solo aggiungere che questo Monti, figlio d’arte finanziaria, è nipote di Raffaele Mattioli. Chi conosce la storia della Commerciale di Toeplitz, della sua influenza sul tessuto economico finanziario dell’Italia, le sue speculazioni e trame che arrivano fino all’Affaire Matteotti e hanno conseguenze anche nel Ventennio e nel dopoguerra, sa bene chi possa essere stato Mattioli e le sue influenze massonico finanziarie.
E conosce bene anche le “creature” allevate da Mattioli al coperto dell’Ufficio studi della Commerciale, i vari Malagodi, La Malfa, i Cuccia e compagnia bella. Un filo conduttore che affonda le sue radici in tempi lontani. E con questo ho detto tutto.
Maurizio Barozzi

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